Oggi la soglia di esenzione è a mille euro e raddoppia per i lavoratori con figli.
Il lavorio tecnico e politico intorno alla manovra rientrato nel vivo dopo la pausa estiva moltiplica le ipotesi intorno alle misure in arrivo, che si muovono però tutte nella cornice ristretta di una legge di bilancio che deve avviare il percorso di riduzione del debito/Pil imposto dalla nuova governance economica comunitaria e fare i conti prima di tutto con i 15 miliardi necessari a replicare almeno per il 2025 lo sconto contributivo per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro e l’Irpef a tre aliquote.
Ieri a circolare è stata l’idea di un tetto unico ai fringe benefit detassati, che potrebbe arrivare fino a 2mila euro oppure fermarsi a 1.500 se le esigenze di copertura dovessero frenare anche questo intervento, certo non ciclopico sul piano finanziario. La detassazione dei fringe benefit è stata al centro negli ultimi anni di interventi a ripetizione: l’ultimo giro di giostra, mosso con la manovra dello scorso anno, ha prodotto una doppia soglia di esenzione, perché quella ordinaria a mille euro raddoppia fino a 2mila per i lavoratori con figli a carico.
L’idea di riunificare il parametro dei benefit che le aziende possono assicurare ai dipendenti evitando l’imposizione fiscale riguarderebbe quindi più direttamente i dipendenti senza figli. Ma l’intervento in cantiere potrebbe essere più ampio, allargando anche i confini del welfare aziendale finanziabile per questa via.
Più delle ipotesi, destinate a infittirsi nelle settimane che portano all’appuntamento del 20 ottobre (circa) con la legge di bilancio in consiglio dei ministri, al momento però contano le certezze. Che oggi riguardano prima di tutto la scarsità degli spazi di bilancio a disposizione, e l’esigenza di costruire un’architettura di coperture che regga anche la prova dei nuovi vincoli comunitari.
«Tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori», ha scritto la premier Meloni su X ribadendo quanto detto ai ministri nella riunione di Governo di venerdì scorso, quando aveva già voluto sottolineare che «la stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo».
Nel suo intervento Meloni sottolinea che «l’Italia sta crescendo più di altre Nazioni nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale». Sul punto gli ultimi aggiornamenti sono arrivati giusto ieri dall’Istat, che nei conti economici del secondo trimestre 2024 ha confermato che il Pil italiano di aprile-giugno è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti e dello 0,9% sullo stesso periodo dello scorso anno. Nel documento di ieri l’Istituto di statistica ha ritoccato al ribasso la crescita acquisita al termine della prima metà dell’anno, con un +0,6% al posto del +0,7% indicato a luglio che però è il frutto solo di correzioni marginali e arrotondamenti.
Su questi presupposti dovrà muoversi una manovra intorno ai 25 miliardi, come confermato ieri mattina a Radio 24 dal sottosegretario all’Economia Federico Freni. Che ha rimarcato anche la priorità delle coperture su qualsiasi ipotesi di nuovo intervento, compreso il taglio Irpef per i redditi fra 50 e 60mila euro su cui «stiamo lavorando».
Cit. “Il Sole 24 Ore”