Secondo il ministero del Lavoro al 15 novembre attivi 18.506 contratti, 2.484 in più rispetto alla stessa data del 2023.
La possibilità di riconoscere premi di produttività ai lavoratori beneficiando di una tassazione ridotta al 5%, anziché 10%, segna un altro balzo in avanti. Ed è una buona notizia in un momento storico in cui la “questione salariale” è tornata sotto i riflettori. A metà novembre sono oltre 18mila, 18.506 per l’esattezza, i contratti attivi, registrati dal ministero del Lavoro, ben 2.484 in più rispetto alla stessa data del 2023. Nei soli primi 15 giorni del mese di novembre sono stati depositati 258 nuovi contratti.
Per la prima volta, il numero di lavoratori beneficiari ha superato la soglia dei cinque milioni (5.027.970); a questi è corrisposto un importo annuo medio pari a 1.511,14 euro.
La fotografia scattata dal nuovo report del mistero guidato da Marina Calderone conferma il buono stato di salute di questo strumento fondamentale per incrementare le buste paga dei lavoratori e per spingere innovazione e competitività nelle imprese. Merito anche della tassazione agevolata al 5% introdotta un paio d’anni fa, e confermata, con la manovra di bilancio, per il triennio 2025-27. La “cedolare secca” al 5% si applica ai premi di produttività fino a 3mila euro, a vantaggio dei lavoratori fino a 80mila euro di reddito (ci rientrano così non solo le figure impiegatizie, ma anche i quadri).
Numericamente i contratti aziendali rappresentano ancora la quota maggiore sul totale (14.699), ma in termini percentuali sono quelli territoriali a far segnare l’incremento maggiore rispetto allo stesso periodo del 2023, con una crescita del 30,1% sullo scorso anno (più del doppio rispetto al +14,4% fatto registrare dai contratti aziendali). A testimonianza di una certa vivacità anche nelle pmi.
Guardando infatti alla dimensione delle aziende che utilizzano questo strumento per riconoscere ai propri lavoratori importi aggiuntivi alla retribuzione in funzione del raggiungimento degli obiettivi, il 48% dei contratti attivi sono attribuibili a imprese con meno di 50 dipendenti. La quota restante è suddivisa tra le aziende con almeno 100 dipendenti (che sale di due punti rispetto alla precedente rilevazione, arrivando al 37%) e quelle di fascia intermedia con numero di addetti compreso tra 50 e 99 (15%).
Dei 18.506 contratti attivi, il 74% interessa il Nord, il 16% il Centro, il restante 10% il Sud; per settore di attività economica dominano servizi e industria. Sempre dei 18.506 contratti attivi, 14.934 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 11.803 di redditività, 9.319 di qualità, mentre 1.681 prevedono un piano di partecipazione e 11.165 misure di welfare aziendale. Dei 5.027.970 lavoratori interessati, 3.597.590 sono riferiti a contratti aziendali e 1.430.380 a contratti territoriali. Il valore annuo medio del premio è pari a 1.511,14 euro, di cui 1.725,31 euro riferiti a contratti aziendali e 726,14 euro a contratti territoriali.
Cit. “Il Sole 24 Ore”