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Lavoro familiare e prestazione gratuita occasionale: dubbi e opportunità

2025-03-11 13:04

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Lavoro familiare e prestazione gratuita occasionale: dubbi e opportunità

Le caratteristiche principali della prestazione gratuita occasionale, i criteri normativi e giurisprudenziali che ne regolano l'applicazione.

Il tema del lavoro familiare è da sempre oggetto di dibattito, poiché si colloca in un'area di confine tra collaborazione spontanea, lavoro subordinato e regole previdenziali. Se da un lato il legame di parentela non preclude la possibilità di instaurare rapporti di lavoro formali, dall'altro introduce alcune peculiarità che possono generare dubbi interpretativi e opportunità per le imprese.

Uno degli aspetti più discussi riguarda la prestazione gratuita occasionale, ovvero il lavoro reso da un familiare senza una retribuzione, basato su motivazioni affettive o solidaristiche. Questa forma di collaborazione è ammessa dall'ordinamento giuridico, ma con precisi limiti per evitare abusi e il rischio di elusione contributiva.

 

Il lavoro tra familiari: il quadro normativo

Non esiste un divieto generale che impedisca ai familiari di instaurare rapporti di lavoro subordinato, anzi, il legame di parentela può ampliare le possibilità contrattuali, introducendo forme di collaborazione specifiche come:

l'impresa familiare, disciplinata dall'art. 230-bis c.c.;

coadiuvanza familiare, tipica delle imprese artigiane, commerciali e agricole;

la prestazione di lavoro subordinato, possibile anche tra parenti se vi sono i requisiti della subordinazione;

la prestazione gratuita occasionale, resa senza vincolo di subordinazione e senza compenso.

L'elemento chiave che distingue il lavoro subordinato da quello gratuito è il rapporto sinallagmatico: nel primo caso, c'è uno scambio tra prestazione lavorativa e retribuzione, mentre nel secondo la prestazione è resa per affetto o solidarietà.

Nonostante questa distinzione, l'INPS tende a presumere che il lavoro tra familiari sia subordinato o autonomo, imponendo obblighi contributivi. Per questo motivo, è fondamentale dimostrare il carattere occasionale e non abituale della prestazione gratuita per evitare contestazioni.

 

Prestazione gratuita occasionale: i chiarimenti del Ministero del Lavoro

La prestazione gratuita si configura per affectionis vel benevolentiae causa, ossia per spirito di affetto e benevolenza; tuttavia, mentre l'affetto non è misurabile, l'occasionalità è stata oggetto di valutazione normativa.

Il Ministero del Lavoro, con la Circolare n. 10478 del 21 giugno 2013, ha chiarito i criteri per qualificare una prestazione come occasionale. Secondo il Ministero, l'attività lavorativa è considerata occasionale se manca il carattere di sistematicità e stabilità, ossia se non è svolta in modo abituale o prevalente nella gestione dell'impresa. In particolare, la circolare individua due casi in cui la prestazione si presume occasionale:

  1. se il familiare è pensionato o già impiegato a tempo pieno presso un altro  datore di lavoro;
  2. se la durata della prestazione non supera i 90 giorni annui (pari a 720 ore  annuali).

Se si rientra in queste condizioni, non è necessaria l'iscrizione all'INPS, mentre resta l'obbligo di iscrizione all'INAIL se la prestazione supera i limiti della mera accidentalità.

In alcuni casi, l'occasionalità può essere presunta in modo automatico, per ragioni oggettive o soggettive. Ad esempio, si considera occasionale il lavoro svolto da:

pensionati o parenti dell'imprenditore;

familiari impiegati a tempo pieno presso un altro datore di lavoro.

Se non si rientra in queste categorie, l'occasionalità deve essere valutata in base a criteri oggettivi, legati alla durata della prestazione.

Dunque, il Ministero del Lavoro ha individuato un limite massimo di durata per definire una prestazione come occasionale, fissato in 90 giorni all'anno, frazionabili in ore (ossia 720 ore annue). Ciò significa che, se un familiare presta la propria opera gratuitamente e con occasionale regolarità, senza superare i 90 giorni annui, l'attività rimane nell'ambito della prestazione occasionale. Anche in caso di una presenza distribuita lungo tutto l'anno, purché il limite massimo complessivo di 720 ore non venga superato, la prestazione può continuare a essere considerata occasionale.

Un ultimo elemento per valutare l'occasionalità è l'assenza di inserimento funzionale all'interno dell'organizzazione aziendale: il familiare non deve essere parte integrante della struttura operativa dell'impresa, ma fornire un contributo sporadico e non continuativo.

 

Obblighi assicurativi: Inps e Inail

Se la prestazione lavorativa di un familiare supera il limite di 90 giorni annui (o 720 ore), si presume che il lavoro non sia più occasionale, rendendo necessaria l'iscrizione alla gestione previdenziale INPS. Mentre, quindi, l'iscrizione all'INPS dipende dalla continuità e prevalenza della prestazione, il rapporto con l'INAIL segue regole diverse.

L'obbligo assicurativo scatta se la prestazione è ricorrente e non meramente accidentale. Per "accidentale" si intende una prestazione una o due volte al mese, per un massimo di 10 giornate l'anno. Si possono distinguere tre situazioni:

prestazione gratuita accidentale, inferiore a 10 giorni annui, nessun obbligo di iscrizione INAIL;

prestazione gratuita occasionale, inferiore a 90 giorni annui, obbligo di iscrizione INAIL, ma non INPS;

prestazione oltre i 90 giorni annui, obbligo di iscrizione sia all'INAIL che all'INPS.

In sostanza, un familiare può prestare la propria opera in modo gratuito e del tutto occasionale (meno di 10 giorni all'anno) senza alcun obbligo contributivo o assicurativo. Se invece l'attività è occasionale, ma più frequente (entro i 90 giorni annui), sarà necessario provvedere all'iscrizione all'INAIL.

Questi limiti devono essere attentamente monitorati per evitare sanzioni e richieste di contributi arretrati.

 

Opportunità e rischi della prestazione gratuita occasionale

L'uso della prestazione gratuita occasionale può rappresentare un'opportunità per le imprese, soprattutto a conduzione familiare, consentendo di ottenere un aiuto senza costi aggiuntivi.

È necessario, in ogni caso, valutare con attenzione i rischi di contestazioni da parte degli enti previdenziali, che potrebbero ricondurre il rapporto nell'ambito del lavoro subordinato o autonomo con conseguenti obblighi contributivi.

Tra i principali vantaggi troviamo:

  • flessibilità per l'impresa, che può ricevere supporto saltuario senza oneri contributivi;
  • nessun obbligo di iscrizione INPS se la prestazione rientra nei limiti di occasionalità;
  • possibilità di coinvolgere familiari senza vincoli contrattuali rigidi.

Di contro, i principali rischi sono:

  • riconduzione del rapporto a lavoro subordinato se l'INPS ritiene che vi sia abitualità;
  • obbligo INAIL per prestazioni oltre i 10 giorni annui;
  • difficoltà a dimostrare l'occasionalità in caso di ispezioni.

Per ridurre il rischio di contestazioni, occorre tenere traccia delle giornate lavorate e, quando possibile, formalizzare la prestazione con una dichiarazione scritta che attesti il carattere gratuito e occasionale dell'attività svolta.

 

La possibilità di impiegare un familiare in un'attività lavorativa senza retribuzione offre diverse opportunità, ma richiede un'attenta analisi normativa per evitare contestazioni da parte degli enti previdenziali. I punti chiave da considerare sono:

  • il rapporto di lavoro subordinato è ammesso tra parenti, purché sia dimostrata la subordinazione effettiva;
  • il lavoro gratuito occasionale è lecito, purché sia caratterizzato da sporadicità e mancanza di retribuzione;
  • esistono parametri temporali precisi per definire una prestazione come occasionale (90 giorni/720 ore annue);
  • l'obbligo di iscrizione a INPS e INAIL dipende dalla durata e dalla frequenza del lavoro prestato.

Se ben gestita, la collaborazione familiare può rappresentare una soluzione vantaggiosa, sia per l'impresa che per il lavoratore, garantendo flessibilità e supporto reciproco senza incorrere in sanzioni o irregolarità; ciò nonostante, è fondamentale rispettare i limiti normativi per evitare che, una prestazione gratuita venga riconosciuta come rapporto di lavoro subordinato, con le relative implicazioni contributive e fiscali.

L'equilibrio tra solidarietà familiare e rispetto delle norme giuslavoristiche rappresenta, dunque, la chiave per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal lavoro gratuito occasionale, senza incorrere in problematiche legali.

Cit. “Il Sole 24 Ore”



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